Scivolando nell’acqua lungo il declivio del fondale sabbioso, staccandosi da esso a una profondità di circa di 25 metri, pinneggiando nel blu, apparirà maestosa la grande prua della Bowesfield imperfetto assetto di navigazione. Il primo impatto è mozzafiato, si ha quasi l’impressione di essere investiti dall’enorme tagliamare, la nave è lì immobile da oltre un secolo.

Noto agli abitanti del borgo di Torre Faro comeU vapuri inglesi, il piroscafo Bowesfield fu costruito nel Cantiere Richardson, Duck & Co. Nel 1880 e affondò il 22 maggio del 1892 a Capo Peloro.

Diversi giornali italiani del tempo riferirono del naufragio nelle acque prospicienti Torre Faro: secondo i quotidiani Gazzetta di Messina, Imparziale e Politica e Commercio, sabato 21 maggio 1892 la Bowesfield colpì gli scogli di Punta Peloro, a Faro, restando gravemente danneggiata e affondando. Secondo gli stessi giornali la Bowesfield portava un carico di carbone da Swansea ad Ancona.

Anche la cronaca inglese seguì gli accadimenti, confermando il carico di carbone che doveva raggiungere Ancona e arricchendo il racconto con nuovi dettagli. La fonte britannica del Northern Echo riporta che la collisione con le rocce è avvenuta alle ore 22:30 e che il Comandante George Bayley ha volontariamente posto la prua della nave verso la costa, cercando così di salvarla.Secondo la testata Liverpool Mercury, il 25 maggio i palombari, nonostante le operazioni fossero rese difficili dalla forte corrente, hanno individuato in una stiva un’ampia falla in cui si è incastrata una roccia lunga un metro. Il 31 maggio la situazione viene definita “senza speranza”. Il 17 agostolo stesso Liverpool Mercury informa che, mentre era in corso un tentativo di recupero, i ponti si sono rotti e tutte le speranze di riportarla a galla erano svanite. Anche sui giornali italiani si trova traccia del tentativo di recupero svolto dai quattro palombari della Utile.

Il relitto presenta numerose stive ormai parzialmente insabbiate, nella prima da prua è ancora possibile scorgere resti del carico di carbone fossile trasportato durante il suo ultimo viaggio.

La prua del relitto è posta a 32 metri di profondità, il ponte di comando posto circa a metà nave raggiunge una profondità di circa 50 metri. Procedendo verso la poppa, dove sulle murate le gorgonie impreziosiscono la nave, è possibile visitare prima la particolare poppa arrotondata e dopo l’asse dell’elica, che però manca. In una delle cabine è ancora possibile vedere la vasca da bagno, presumibilmente del Comandante, perfettamente conservata nonostante il tempo trascorso. Ancora si nota qualche oblò nella parte più profonda. L’immersione regala delle continue emozioni che solo i numerosi visitatori possono custodire dentro di sé.

Comandante

Comandante George Bayley